| Per Fabrizio: concordo pienamente con te e credo che debba essereci molta più attenzione sul metodo comparativo, che nell'archeologia Italiana raramente viene utilizzato come ullteriore mezzo di verifica..
Per febos: ti posto i resoconti dei diversi incontri tenuti, così ti fai un idea. cmq il 20 aprile alla Sapienza ci sarà un altro incontro e ovviamente sarai il benvenuto...
GENOVA
Molto positivo é il bilancio dell'incontro che si é svolto lunedí 3 marzo tra la Confederazione Italiana Archeologi e un gruppo di colleghi di Genova. La discussione é partita dalla presentazione dell'associazione e dall'illustrazione delle attività svolte e dei progetti in corso di realizzazione. É stato un importante momento di confronto grazie a cui l'associazione ha raccolto informazioni sull'organizzazione dell'università di Genova e sulla situazione lavorativa in Liguria. Il dibattito ha sollevato importanti questioni che abbiamo deciso di approfondire insieme: ruolo svolto oggi dagli archeologi all'interno delle cooperative e società archeologiche; condizioni di lavoro degli archeologi che operano per coop e società, in particolare per ciò che riguarda le questioni di genere; affermazione della necessità del riconoscimento dei diritti connessi alla maternità; elaborazione di proposte che possano aiutare gli archeologi, considerando che svolgono attività usuranti; rivendicazione della proprietà intellettuale dei dati e delle elaborazioni scientifiche che vengono prodotte e firmate dagli archeologi per poi essere consegnate ai committenti del lavoro; affermazione della necessità di rendere pubblici i dati prodotti dai lavori archeologici; rilancio della rivista on-line ex-novo Per approfondire tutti i temi sollevati durante la discussione ed ampliare l'analisi della situazione dell'archeologia in Liguria si é deciso di organizzare al più presto nuovi incontri. Con i colleghi di genova si é deciso di organizzare un confronto pubblico tra rappresentanti dell'università, soprintendenze, enti locali, imprese, istituti, professionisti e associazioni per aprire un dibattito che analizzi la formazione e le condizioni lavorative degli archeologi in Liguria, per elaborare proposte condivise sulle prospettive occupazionali nella regione.
ALESSANDRO PINTUCCI
FIRENZE
Il bilancio dell'incontro svoltosi lo scorso 7 marzo tra la Confederazione Italiana Archeologi e un gruppo di colleghi di Firenze è decisamente positivo. Partendo dalla presentazione dell'associazione e dall'illustrazione delle attività svolte e dei progetti in corso di realizzazione la discussione si è trasformata in un importante momento di confronto grazie a cui l'associazione ha raccolto informazioni sulle problematiche della situazione lavorativa in Toscana. Il dibattito ha sollevato importanti questioni quali - la necessità di un maggiore coinvolgimento, nel dibattito sul riconoscimento professionale, di tutti i soggetti coinvolti nei vari ambiti della professione dell’archeologo (università, soprintendenze, enti locali, imprese e cooperative); - un maggiore coordinamento con gli enti locali per rientrare tra i soggetti coinvolti nella verifica dell’impatto ambientale (in riferimento al recepimento, da parte della regione Toscana, della Convenzione di Malta, tra le linee di indirizzo della progettazione del territorio); - la necessità di ottenere anche in Toscana il recepimento della legge Bersani sulla liberalizzazione delle guide turistiche; - il ruolo dell’archeologo sul cantiere dal punto di vista delle responsabilità sia giuridiche che scientifiche; - le condizioni di lavoro degli archeologi che operano per coop e società, in particolare per ciò che riguarda le questioni di genere; - necessità di approfondimenti giuridici e normativi relativi alle differenti tipologie dei rapporti di lavoro, alle norme comunali, regionali e statali riguardanti l’archeologia (codice degli appalti, verifica interesse archeologico, ecc…). Per approfondire tutti i temi sollevati durante la discussione e ampliare l'analisi della situazione dell'archeologia in Toscana si é deciso di organizzare al più presto nuovi incontri. Con i colleghi toscani si é deciso, inoltre, di organizzare una serie di seminari di approfondimento dal punto di vista giuridico e normativo in merito ai problemi della sicurezza nei cantieri, al riconoscimento dei titoli formativi, con il coinvolgimento di esperti nei vari settori specifici (avvocati, giuristi e ispettori del lavoro, ecc). Questi seminari costituiranno un momento di formazione e approfondimento per gli associati e insieme sede concreta per proporre soluzioni concrete ad enti locali e forze politiche.
MARCO AMADEI
MODENA
Sabato 15 marzo a Modena, presso il Palazzo dei Musei, si è svolto un interessante incontro tra la Confederazione Italiana Archeologi e i colleghi dell’Emilia Romagna. Erano presenti rappresentanti, tra cui presidente e vicepresidente, della SAUI, con cui l’associazione si è recentemente confederata. La riunione, introdotta da Claudio Cavazzuti, dottorando dell’Università di Ferrara e membro del Consiglio Direttivo di ambedue le associazioni, è iniziata con la presentazione della Confederazione e l'illustrazione delle attività svolte e dei progetti in corso di realizzazione. É stato un momento di confronto prezioso grazie a cui l'associazione ha raccolto informazioni sulla situazione lavorativa nella regione, in cui si vive un momento di fermento legato alla presenza o alla programmazione di cantieri di grandi infrastrutture. Il dibattito ha sollevato importanti questioni e proposte che abbiamo deciso di approfondire insieme in incontri successivi: - condizioni economiche e lavorative degli archeologi che operano per conto di cooperative o società che eseguono interventi archeologici in Emilia Romagna; - ruolo attualmente svolto dagli archeologi all'interno delle cooperative e società archeologiche; - condizioni di lavoro degli archeologi che operano per cooperative e società, in particolare per ciò che riguarda le questioni di genere, tra cui il riconoscimento dei diritti connessi alla maternità; - elaborazione di una proposta di tariffario per l’Emilia Romagna, che, come già il testo prodotto dall’associazione per il Lazio, parta dalla paga effettiva dell’archeologo e non dalla cifra su cui effettuare ribassi in gara d’appalto; - verifica della liceità dell’utilizzo del rapporto lavorativo di collaborazione (partita iva o co.co.pro.) sugli scavi archeologici, considerando che gli archeologi, nella prassi, sono obbligati ad essere presenti costantemente durante gli orari di cantiere; - rivendicazione della proprietà intellettuale dei dati e delle elaborazioni scientifiche che vengono prodotte e firmate dagli archeologi per poi essere consegnate ai committenti del lavoro e alle soprintendenze; - progettazione e creazione di un bollettino per la pubblicazione delle relazione scientifiche; - affermazione della necessità di rendere pubblici i dati prodotti dai lavori archeologici; - richiesta di collaborazione alla rivista on-line ex-novo. Per approfondire tutti i temi sollevati durante la discussione ed ampliare l'analisi della situazione degli archeologi in Emilia Romagna si è deciso di organizzare al più presto nuovi incontri. Con i colleghi presenti a Modena si è deciso di organizzare un confronto pubblico tra rappresentanti dell'università, soprintendenze, enti locali, imprese, istituti, professionisti e associazioni per aprire un dibattito che analizzi i processi di formazione e le condizioni lavorative degli archeologi in Emilia Romagna, per elaborare proposte condivise sulle prospettive occupazionali nella regione.
TOMMASO MAGLIARO
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